venerdì 25 dicembre 2009

IL LAVORO DEL NOSTRO CUORE


I devoti possono vedere la forma del Purusa con i loro occhi perfetti. Nelle Sacre Scritture è descritta questa forma così come viene descritta dal Signore Brahma, e la si può vedere ungendo gli occhi con l’unguento dell’amore per Dio.

Imparare a vedere con amore significa imparare a percepire l’anima; questo è Paramahamsa.
Un verso del Nono Canto dello Srimad Bhagavatam, Jayati Maharaj ci dice che era molto attaccato alla sua sposa Devayani, e dopo essere stato mo0lto tempo con lei si rese conto che quando una persona è lussuriosa, diventa invidiosa degli altri. Quando uno sta godendo e vede altri che lo fanno, diventa invidioso.

La lussuria è accompagnata da altri difetti. Così come una qualità ne porta con se un’altra, così come coltivando l’umiltà arriveranno altre qualità, così la lussuria porterà con se tutti i difetti.
Krisna dice nella Bhagavad Gita, Terzo Capitolo: “La lussuria copre i sensi, la mente e la intelligenza, e in questo modo crea l’illusione”. L’illusione di credere di avere il diritto di godere indipendentemente da Dio. La lussuria porta con se questo tremendo ego. Se potessimo vedere Krishna, con la Sua infinita bellezza, capiremmo che è Krishna colui che deve godere.

Come quando Sukadeva Goswami arrivò nell’assemblea dei saggi e tutti si misero in piedi. Per il semplice fatto di vederlo, si misero in piedi e dissero: “Tu sei quello che ci può istruire”. Erano grandi saggi, grandi Guru. Allo stesso modo, quando un devoto comprende che tutto esiste per Dio, pensa: “Krishna, Tu sei Colui che deve parlare e dirigere la nostra vita”. Questa è già una forma di cominciare a vedere Krisnna.

Quando vediamo una persona effulgente, affascinante, qualificata, automaticamente vogliamo servirla, vogliamo soddisfarla, vogliamo rinunciare a ciò che è nostro per dare piacere a questa persona. Allora, se siamo ancora reticenti di servire Krishna, è perchè ancora non abbiamo apprezzato pienamente la Sua bellezza. E se non abbiamo apprezzato la Sua bellezza è perchè nasce l’invidia, come dice lo Srimad Bhagavatam.
Jayati Maharaj disse: “In realtà, prima o poi occorrerà mettere fine a questo tema”.
Allora, nonostante Jayati avesse avuto esperienza della vecchiaia, quando ritornò giovane si dimenticò dello stato di vecchiaia che aveva vissuto e tornò a godere di tutto per mille anni. Si rese perfino conto di tutto e disse alla sua sposa: “Tutto questo non può continuare così. I miei desideri lussuriosi non finiscono mai e sto così perdendo il mio cammino verso l’autorealizzazione”. In questo modo alla fine si riprese.
Egli concluse: “Quella persona che si rende conto dell’inutilità dei piaceri di questo mondo, perfino di quelli dei pianeti superiori, e sente che il successo ed il fallimento sono sullo stesso piano, è una persona che conosce l’Essere”.
Gradualmente conosceremo l’Essere. Quando siamo devoti, ci rendiamo conto di queste cose.
Quando cominci a renderti conto che rimanendo condizionato da questo mondo ti stai perdendo l’eterno, quando dopo molte incarnazioni ti rendi conto che tutto ciò che fai sarà distrutto, che niente di ciò che fai sarà eterno comincerai ad essere un conoscitore dell’Essere. Ti avvicinerai alla vera essenza delle cose, di ciò che è l’eternità.
Krishna dice nella Bhagavad Gita, Capitolo Due: “I saggi hanno concluso che non c’è durata di ciò che è inesistente, ne c’è cessazione di ciò che è esistente”.
I prodotti del mondo materiale sono temporanei, i prodotti di Krishna sono eterni.
La persona autorealizzata si rende conto che la felicità in questo mondo è la causa delle ripetute nascite e morti e che dimentichiamo la nostra posizione costituzionale; In altre parole, la felicità in questo mondo è la maledizione più grande.
Vediamo che la sofferenza ci avvicina a Dio, mentre la felicità mondana ci allontana. Ci sono alcune persone che pregano per ottenere felicità mondana e la ottengono, però non sono veri religiosi; stanno solamente utilizzando Dio come impresari. Il devoto non deve spaventarsi ne disanimarsi quando sta soffrendo o sta passando per qualche situazione avversa, perché questa è la benedizione di Krishna. Lui ci benedice affinché restiamo disgustati da questo mondo.
Quando facciamo il nostro vero lavoro troviamo la vera felicità, quando non facciamo differenzazioni, quando non rigettiamo ne invidiamo; la mente sta sempre facendo qualche differenzazione. Se vediamo una persona inferiore la rifiutiamo, mentre una persona superiore la invidiamo. La mente è orribile, per questo dobbiamo entrare nel mondo del cuore.
Il mondo del cuore è completamente differente. In esso, una persona inferiore sarà aiutata, una persona superiore sarà seguita. E’ completamente differente dal piano mentale. Per questo uno deve passare dal piano mentale al piano del cuore, come disse San Francesco: “Io non voglio più aspettare di essere amato, bensì sono io che devo amare. Devo cominciare a fare questo”.
Se faccio io questa azione, ci sarà una reazione. Le persone, però, sono così pigre nell’ Era de Kali che vogliono essere amate senza amare, senza fare sforzi per qualcuno. Amare è un lavoro, come viene spiegato molto bene da Erick From nel suo libro “L’arte di amare”. Li viene spiegato che l’amore è un lavoro della volontà.
Grazie al potere della volontà uno può ottenere di diventare disciplinato, ordinato, puntuale, veritiero; cose molto belle. Questa è vita brahminica, vita superiore, vita di voti.
Non è una vita negligente, senza doveri.
Quando la persona non desidera niente di inauspicioso per gli altri, ma desidera solo il loro bene, questa persona otterrà una visione di uguaglianza, vedrà tutti come amici. La visione più elevata vede tutti come amici, come anime. Una persona santa sta sempre pensando nel bene degli altri.
Un’anima degradata è una persona malata che bisogna curare.

Facendo un lavoro con il nostro cuore, potremo migliorare la nostra visione. Tutto parte dal cuore. In accordo a ciò che abbiamo nel cuore, avremo la corrispondente visione. Se il mio cuore è puro vedrà solamente anime; se il mio cuore è contaminato vedrà solo corpi, amici, nemici... Vedrà ciò di cui la mente vuole godere o rigettare; tutta lussuria.
Il vero lavoro, così, è lo scoprimento del mondo dell’anima; il mondo luminoso, diceva Srila Sidhara Maharaja. E’ questo che dobbiamo scoprire, e non passare tutta la vita in povertà senza sapere che abbiamo un tesoro nel giardino della tua propria casa e nessuno ce lo ha mai detto.